“La digitalizzazione de “Il Corriere vinicolo” è nata nel 2017, quando abbiamo pensato di realizzare un volume per celebrare i novant’anni della rivista, organo di informazione di Unione Italiana Vini (UIV)”. Inizia a raccontare così Francesco Benatti, responsabile dell’archivio storico e della biblioteca presso l’UIV.
Quando è nato il Corriere vinicolo?
Nel 1928. Ed è sempre stato pubblicato a cadenza settimanale, tranne qualche pausa durante la Seconda guerra mondiale. Il Corriere vinicolo ancora oggi è il più importante settimanale dell’industria del vino in Italia, rivista B2B, non tanto rivolta ai consumatori, quanto per gli addetti ai lavori.
Possiamo dire che è un po’ il “Sole 24 Ore” del vino?
Sì, è una pubblicazione di questo tipo. È molto tecnico, affronta tematiche quali la viticoltura e l’enologia, l’economia, la statistica e il mercato nazionale e internazionale del vino.
Torniamo alla realizzazione del volume per i 90 anni del Corriere vinicolo.
UIV è un’associazione di categoria delle imprese vinicole in Italia. È nata alla fine dell’Ottocento a Milano, come associazione di commercianti, ma si è poi presto trasformata negli statuti e nella base sociale in quella che è oggi, e cioè la più importante associazione di rappresentanza delle imprese italiane del vino. Per redigere il volume che celebra i 90 anni del Corriere vinicolo abbiamo pensato che potesse essere una buona occasione creare un’emeroteca digitale, che raccogliesse tutti i numeri della rivista dal 1928 a oggi. Ci siamo rivolti a PageNet e non abbiamo affatto sbagliato.
Come si è svolto il lavoro?
Inizialmente abbiamo portato i primi volumi nella sede di PageNet a Milano, poi Stefano Vaccari ha allestito uno scanner nella nostra sede e il lavoro è proseguito da noi, in via San Vittore al Teatro (vicino a Piazza Affari), sede dell’UIV dagli anni Cinquanta.
Perché questo cambiamento?
Perché nel frattempo abbiamo avviato la procedura per il riconoscimento di interesse storico del nostro archivio e della nostra biblioteca e non era più possibile portare i materiali fuori dalla sede, se non con una lunga e complessa procedura di autorizzazione della Sovrintendenza. PageNet ha il grande pregio di realizzare un laboratorio di digitalizzazione presso il cliente e questo è un grande vantaggio, soprattutto per i luoghi di conservazione dove sono presenti documenti sotto tutela.
Il lavoro di digitalizzazione è concluso?
Sì, abbiamo digitalizzato tutte le riviste che non erano state prodotte in pdf. In seguito abbiamo iniziato la digitalizzazione di Enotria.
Che cos’è Enotria?
Enotria è un prodotto editoriale di UIV, una rivista che oggi definiremmo “di lusso” per la cura e la qualità editoriale e dei contenuti. È nata nel 1921, con lo scopo di far apprezzare al pubblico il valore che in Italia hanno la coltivazione della vite, l’industria e il commercio del vino, e di elevare tra le persone la considerazione degli operatori vinicoli. Enotria era destinata a un pubblico più largo rispetto all’organo di informazione dell’associazione.
Come è nata Enotria?
Enotria è nata, come anche il Corriere Vinicolo, da un’intuizione di Arturo Marescalchi, una delle più importanti figure della politica agricola italiana della prima metà del secolo scorso: fu deputato, senatore e sottosegretario al Ministero dell’Agricoltura. A lui si deve in particolare un’infaticabile opera di promozione del vino italiano nel mondo.
È stata digitalizzata integralmente anche Enotria?
No, al momento PageNet ha digitalizzato le riviste dal 1921 al 1934. In futuro sicuramente riprenderemo il lavoro.
La digitalizzazione dei vostri prodotti editoriali ha certamente un grande impatto sulla ricerca e sulla consultazione. Come si accennava prima, il vostro archivio storico ha ottenuto nel luglio 2020 il riconoscimento di interesse storico, insieme alla biblioteca. Concretamente, che cosa comporta questo per voi?
Tutto il nostro materiale è a disposizione dei ricercatori. Gli archivi devono essere accessibili alla ricerca per legge. La nostra emeroteca digitale oggi è consultabile sul sito per gli abbonati al Corriere vinicolo e per tutti coloro che attuano formule di abbonamento. Mentre l’accesso diretto alla fonte in archivio è libero e gratuito. Lo scopo della digitalizzazione per noi è quello di rendere le fonti più accessibili. Da parte nostra c’è la chiara volontà di rendere la vita più facile possibile a ricercatori e appassionati.
Un lavoro di digitalizzazione come quello che PageNet ha realizzato per voi comporta certamente una spesa. Perché avete deciso di fare questo investimento?
Innanzitutto la spesa che abbiamo sostenuto è stata pienamente soddisfatta dalla qualità del lavoro eseguito da PageNet. C’è da considerare anche che la spesa ha prodotto un bene, la cui conservazione comporta anch’essa ulteriore spesa, perché è costosa la conservazione non solo di documentazione cartacea, ma anche di quella digitale.
Ad esempio?
La manutenzione del server, l’affitto degli spazi in cloud, il riversamento su nuovi sistemi quando le tecnologie evolvono, la trasposizione di file vecchi…
Digitalizzazione poi non vuole dire buttare via la carta…
Per noi certamente no. Conservare la carta in biblioteca comporta spazio, lavori di pulizia… I documenti originali vanno sottoposti a ricondizionamento e catalogazione. Prima ancora della digitalizzazione, occorre mettere in sicurezza il materiale cartaceo, ordinarlo e descriverlo.
Come descriverebbe il lavoro fatto da PageNet?
Chiunque lavori in PageNet è molto disponibile e preciso. Uno dei grandi vantaggi nel lavorare con questa azienda è la possibilità offerta di lavorare direttamente nella sede del cliente. La legge vieta di spostare documenti – se sottoposti a tutela – a meno che si faccia richiesta alla Sovrintendenza. PageNet garantisce la conservazione integrale dei testi originari, offre un ottimo rapporto qualità-prezzo. E, in ultima analisi, sono molto cortesi, una qualità rara nel mondo del lavoro, ma a parer mio decisamente rilevante. È bello lavorare con persone con cui c’è un rapporto di cortesia.
Scopri di più scrivendoci a info@pagenet.it